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Il ‘Vin De Paille’ Cotes du Jura di Anne et Jean-François Ganevat si configura come un vino da dessert di sublime fascino e ricchezza espressiva, realizzato da un produttore iconico divenuto un punto di riferimento per l’intero movimento dei vini artigianali dello Jura. Come da tradizione per i Vin de Paille, letteralmente “vino di paglia”, questo nettare viene realizzato a partire da uve lasciate appassire in appositi graticci di paglia prima della vinificazione vera e propria. Durante il periodo di appassimento gli acini vanno incontro a una progressiva disidratazione, concentrando di conseguenza zuccheri e aromi. Il Cotes du Jura ‘Vin de Paille’ della realtà artigianale Anne et Jean-François Ganevat viene prodotto a partire da uve Savagnin in purezza coltivate in accordo ai dettami dell’agricoltura biologica e della biodinamica. In particolare, le uve provengono da ceppi molto vecchi impiantati su terreni ricchi di marne bianche e grigie. Dopo la vendemmia, effettuata interamente a mano con una scrupolosa selezione delle migliori uve, i grappoli vengono posti ad appassire per alcuni mesi su appositi graticci di paglia. Segue la pressatura delicata e quindi la fermentazione alcolica spontanea affidata ai soli lieviti indigeni, al termine della quale il vino è posto a invecchiare per 18 lunghi mesi in botti di rovere. L’imbottigliamento finale avviene senza previa chiarifica e filtrazione e lungo l’intera lavorazione non vengono aggiunti né solfiti né altri additivi enologici. Alla vista, il ‘Vin de Paille’ Anne et Jean-François Ganevat Cotes du Jura esibisce una tonalità giallo paglierino tendente al dorato. Il ricco e ampio bouquet aromatico è definito da profumi di mandorla, uva matura, limone candito, fichi caramellati e frutta tropicale che si fondono con sfumature di burro e spezie dolci. In bocca sorprende per l’eccezionale equilibrio tra la dolcezza avvolgente e la decisa spalla fresco-sapida, elementi che definiscono una progressione lunga, morbida e complessa.

Shows how cinematic treatments of fashion during times of crisis offer subtle reflections on the everyday lives, desires, careers, and self-perceptions of postwar German women.\n\n\nThis book steers attention toward two key aspects of German culture - film and fashion - that shared similar trajectories and multiple connections, looking at them not only in the immediate postwar years but as far back as 1939. They formed spectacular sites of the postwar recovery processes in both East and West Germany. Viewed against the background of the abundant fashion discourses in the Berlin-based press, the films discussed include classics such as The Murderers Are among Us, Street Acquaintance, and Destinies of Women as well as neglected works such as And the Heavens above Us, Martina, Modell Bianka, and Ingrid. These films' treatments of fashion during times of crisis offer subtle reflections on the everyday lives, desires, careers, and self-perceptions of the women who made up a large majority of the postwar public. Costume - in films produced both by DEFA and by West German studios - is a productive site to explore the intersections between realism and escapism. With its focus on costumes within the context of the films' production, distribution, and reception, this book opens up wider discussions about the role of the costume designer, the ways film costumes can be read as intertexts, and the impact on audiences' behaviors and looks. The book reveals multiple connections between film and fashion, both across the temporal dividing line of 1945 and the Cold War split between East and West.\n\n Mila Ganeva is Department Chair and Professor of German at Miami University, Oxford, Ohio.

Domaine Jean-François Ganevat si trova a La Combe de Rotalier nel Giura, in Francia. La tenuta è di proprietà della famiglia dal 1650 ed è attualmente gestita da Jean-François Ganevat, che si è formato e ha lavorato fino al 1998 presso il Domaine Jean-Marc Morey a Chassagne-Montrachet, prima di tornare nella sua tenuta di famiglia. La produzione di Ganevat è piccola, ma composta da circa 40 diverse cuvée volte a mettere in risalto il terroir, il vitigno o lo stile di vinificazione. La tenuta di 13 ettari è certificata biodinamica dal 2014. Jean-François Ganevat utilizza tecniche di vinificazione antiche e personalizzate: la diraspatura viene eseguita a mano, non viene utilizzato legno nuovo, i vini bianchi vengono affinati sui lieviti per un minimo di due anni e, dal 2006 ha completamente sradicato l'uso dello zolfo. La tenuta acquista anche uve dall'Alsazia, dalla Savoia e dal Beaujolais per la produzione di cuvée sotto la denominazione Vin de France. Queste cuvée, miscelate con le uve acquistate e quelle della tenuta, consentono a Jean-François Ganevat e sua moglie Anne di utilizzare tutti i vitigni autoctoni e di sviluppare vini unici e declassificati. Questa cuvée è prodotta da vecchie vigne di Chardonnay nel Mâconnais. Affina sui lieviti in botte per due anni. Al naso offre aromi di frutta matura (mela, pera), oltre a note di pralina e al palato l'attacco è franco e vivace, il materiale raffinato ed elegante, pur essendo goloso. Il finale, insieme minerale e agrumato, si distende a lungo. Temperatura: 8-10° Abbinamenti: carni bianche, pesce in umido Vitigno: 100% Chardonnay Gradazione: 13,5% Formato: 75 cl

Shows how cinematic treatments of fashion during times of crisis offer subtle reflections on the everyday lives, desires, careers, and self-perceptions of postwar German women.\n\n\nThis book steers attention toward two key aspects of German culture - film and fashion - that shared similar trajectories and multiple connections, looking at them not only in the immediate postwar years but as far back as 1939. They formed spectacular sites of the postwar recovery processes in both East and West Germany. Viewed against the background of the abundant fashion discourses in the Berlin-based press, the films discussed include classics such as The Murderers Are among Us, Street Acquaintance, and Destinies of Women as well as neglected works such as And the Heavens above Us, Martina, Modell Bianka, and Ingrid. These films' treatments of fashion during times of crisis offer subtle reflections on the everyday lives, desires, careers, and self-perceptions of the women who made up a large majority of the postwar public. Costume - in films produced both by DEFA and by West German studios - is a productive site to explore the intersections between realism and escapism. With its focus on costumes within the context of the films' production, distribution, and reception, this book opens up wider discussions about the role of the costume designer, the ways film costumes can be read as intertexts, and the impact on audiences' behaviors and looks. The book reveals multiple connections between film and fashion, both across the temporal dividing line of 1945 and the Cold War split between East and West.\n\n Mila Ganeva is Department Chair and Professor of German at Miami University, Oxford, Ohio.

Domaine Jean-François Ganevat si trova a La Combe de Rotalier nel Giura, in Francia. La tenuta è di proprietà della famiglia dal 1650 ed è attualmente gestita da Jean-François Ganevat, che si è formato e ha lavorato fino al 1998 presso il Domaine Jean-Marc Morey a Chassagne-Montrachet, prima di tornare nella sua tenuta di famiglia. La produzione di Ganevat è piccola, ma composta da circa 40 diverse cuvée volte a mettere in risalto il terroir, il vitigno o lo stile di vinificazione. La tenuta di 13 ettari è certificata biodinamica dal 2014. Jean-François Ganevat utilizza tecniche di vinificazione antiche e personalizzate: la diraspatura viene eseguita a mano, non viene utilizzato legno nuovo, i vini bianchi vengono affinati sui lieviti per un minimo di due anni e, dal 2006 ha completamente sradicato l'uso dello zolfo. La tenuta acquista anche uve dall'Alsazia, dalla Savoia e dal Beaujolais per la produzione di cuvée sotto la denominazione Vin de France. Queste cuvée, miscelate con le uve acquistate e quelle della tenuta, consentono a Jean-François Ganevat e sua moglie Anne di utilizzare tutti i vitigni autoctoni e di sviluppare vini unici e declassificati. La Cuvée De Toute Beaute è composta da uve 70% Gamay provenineti da Fleurie e Morgon, abbinate a vecchie varietà autoctone dei vigneti di Ganevat nel Jura: Petit Béclan, Gros Béclan, Geusche, Argant, Peurion, Portuguê Bleu, Isabelle, Enfariné … Le viti hanno 50 anni, 14 anni per le vigne franche di piede. Vinificazione in macerazioe carbonica per cinque settimane in cuvee tronconiche. Lieviti indigeni, senza chiarifica, senza filtrazione, senza solfiti aggiunti. Temperatura: 8-10° Abbinamenti: dopo cena Vitigno: 70% Gamay, vigneti autoctoni Gradazione: 11,5% Formato: 75 cl

Lilit, una ragazza semplice come tante, da pochi giorni maggiorenne, decide di lasciare l'Italia e l'orfanotrofio dov'è cresciuta, per cercare la propria indipendenza, che la porterà a lavorare a Monaco di Baviera, nel castello del ricco proprietario Sebastian Von Weltlich. Non avrebbe mai potuto immaginare però, che l'incontro con l'affascinante quanto enigmatico Sebastian, stravolgerà in pochissimi giorni la sua vita, trascinandola inesorabilmente in un mondo di cui nessuno sospetta l'esistenza... Quello dei vampiri e dei mezzosangue di cui lei a sua insaputa e suo malgrado... è la pedina principale.

Domaine Jean-François Ganevat si trova a La Combe de Rotalier nel Giura, in Francia. La tenuta è di proprietà della famiglia dal 1650 ed è attualmente gestita da Jean-François Ganevat, che si è formato e ha lavorato fino al 1998 presso il Domaine Jean-Marc Morey a Chassagne-Montrachet, prima di tornare nella sua tenuta di famiglia. La produzione di Ganevat è piccola, ma composta da circa 40 diverse cuvée volte a mettere in risalto il terroir, il vitigno o lo stile di vinificazione. La tenuta di 13 ettari è certificata biodinamica dal 2014. Jean-François Ganevat utilizza tecniche di vinificazione antiche e personalizzate: la diraspatura viene eseguita a mano, non viene utilizzato legno nuovo, i vini bianchi vengono affinati sui lieviti per un minimo di due anni e, dal 2006 ha completamente sradicato l'uso dello zolfo. La tenuta acquista anche uve dall'Alsazia, dalla Savoia e dal Beaujolais per la produzione di cuvée sotto la denominazione Vin de France. Queste cuvée, miscelate con le uve acquistate e quelle della tenuta, consentono a Jean-François Ganevat e sua moglie Anne di utilizzare tutti i vitigni autoctoni e di sviluppare vini unici e declassificati. Temperatura: 8-10° Abbinamenti: carni bianche, pesce in umido Vitigno: 100% Savagnin Gradazione: 13% Formato: 75 cl

Lilit, una ragazza semplice come tante, da pochi giorni maggiorenne, decide di lasciare l'Italia e l'orfanotrofio dov'è cresciuta, per cercare la propria indipendenza, che la porterà a lavorare a Monaco di Baviera, nel castello del ricco proprietario Sebastian Von Weltlich. Non avrebbe mai potuto immaginare però, che l'incontro con l'affascinante quanto enigmatico Sebastian, stravolgerà in pochissimi giorni la sua vita, trascinandola inesorabilmente in un mondo di cui nessuno sospetta l'esistenza... Quello dei vampiri e dei mezzosangue di cui lei a sua insaputa e suo malgrado... è la pedina principale.

L'America dei boschi è un luogo che esiste. Tra Bra e il Roero, in quel posto quasi selvaggio nel basso Piemonte, Andrea Caneva trascorre i giorni più belli della sua infanzia. Quindi, è un posto che c'è nella realtà, ma soprattutto nel ricordo, nella memoria della gioventù che trasfigura spesso in mito. Il libro narra, attraverso brevi racconti e molti disegni, l'infanzia e l'adolescenza dell'autore, tra Torino e la campagna, tra la città e la natura. Caneva ci trascina, con la sua prosa sobria e precisa, dentro le reminescenze di un tempo che fu, lontano e, forse, felice. Un libro personale, non solo suo, ma di ciascuno di noi.

L'America dei boschi è un luogo che esiste. Tra Bra e il Roero, in quel posto quasi selvaggio nel basso Piemonte, Andrea Caneva trascorre i giorni più belli della sua infanzia. Quindi, è un posto che c'è nella realtà, ma soprattutto nel ricordo, nella memoria della gioventù che trasfigura spesso in mito. Il libro narra, attraverso brevi racconti e molti disegni, l'infanzia e l'adolescenza dell'autore, tra Torino e la campagna, tra la città e la natura. Caneva ci trascina, con la sua prosa sobria e precisa, dentro le reminescenze di un tempo che fu, lontano e, forse, felice. Un libro personale, non solo suo, ma di ciascuno di noi.

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«Quando ci si presenta si inizia dal nome. Il mio nome scientifico è Pinus pinea. Così mi ha chiamato Linneo, scegliendo come nome specifico pinea, quasi a dire \"pino per eccellenza\". Il mio nome italiano è semplicemente pino domestico, pino da pinolo, pino ombrellifero.»Il pino domestico è il vero simbolo di albero italico. Non a caso gli inglesi lo chiamano Italian stone pine e in Francia Pin d'Italie. È l'albero di casa nostra perché il paesaggio mediterraneo non è umile né dimesso. È grandioso, solenne, rifiuta la pompa dei colori esotici tropicali. Il pino, questo grande e maestoso albero, dall'odore penetrante, caratterizza, fino a diventarne l'icona, la macchia mediterranea dei litorali tirrenici, adriatici e ionici e delle isole di Sardegna e di Sicilia.

«Quando ci si presenta si inizia dal nome. Il mio nome scientifico è Pinus pinea. Così mi ha chiamato Linneo, scegliendo come nome specifico pinea, quasi a dire \"pino per eccellenza\". Il mio nome italiano è semplicemente pino domestico, pino da pinolo, pino ombrellifero.»Il pino domestico è il vero simbolo di albero italico. Non a caso gli inglesi lo chiamano Italian stone pine e in Francia Pin d'Italie. È l'albero di casa nostra perché il paesaggio mediterraneo non è umile né dimesso. È grandioso, solenne, rifiuta la pompa dei colori esotici tropicali. Il pino, questo grande e maestoso albero, dall'odore penetrante, caratterizza, fino a diventarne l'icona, la macchia mediterranea dei litorali tirrenici, adriatici e ionici e delle isole di Sardegna e di Sicilia.

2093. L'umanità è alle soglie di una grande svolta. L'incontro con le Intelligenze Artificiali ha aperto al genere umano un mare infinito di possibilità: vita eterna, conoscenza e prospettive illimitate. Ma c'è una condizione: la pace planetaria. Tutti i vessilli degli stati mondiali devono sventolare sotto l'egida di un solo uomo, un solo presidente. Il grande cambiamento sembra dietro l'angolo, ma ci sono ancora sette ostacoli alla sua venuta: sette cloni programmati con l'unico intento di uccidere il primo leader dell'umanità.

2093. L'umanità è alle soglie di una grande svolta. L'incontro con le Intelligenze Artificiali ha aperto al genere umano un mare infinito di possibilità: vita eterna, conoscenza e prospettive illimitate. Ma c'è una condizione: la pace planetaria. Tutti i vessilli degli stati mondiali devono sventolare sotto l'egida di un solo uomo, un solo presidente. Il grande cambiamento sembra dietro l'angolo, ma ci sono ancora sette ostacoli alla sua venuta: sette cloni programmati con l'unico intento di uccidere il primo leader dell'umanità.

Una bambina di cinque anni (portati malissimo) prende il bus con un corvo incapace di volare nel corso di una serata autunnale, fredda come se fosse già inverno inoltrato. Di fermata in fermata, la corsa intrapresa porterà entrambi attraverso le varie sezioni di un paesaggio urbano, la sua fauna e i miti e le sue metamorfosi; in quei luoghi dove ognuno di noi è passeggero. Un viaggio nelle tenebre di un mondo bizzarro, ormai prossimo al suo capolinea, prima di ripartire.

Una bambina di cinque anni (portati malissimo) prende il bus con un corvo incapace di volare nel corso di una serata autunnale, fredda come se fosse già inverno inoltrato. Di fermata in fermata, la corsa intrapresa porterà entrambi attraverso le varie sezioni di un paesaggio urbano, la sua fauna e i miti e le sue metamorfosi; in quei luoghi dove ognuno di noi è passeggero. Un viaggio nelle tenebre di un mondo bizzarro, ormai prossimo al suo capolinea, prima di ripartire.