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\"Quelli che potremmo definire i topoi della letteratura della Shoà e che oggi sono diventati topoi letterari tout court erano all'epoca in divenire. Nel romanzo di Rawicz li ritroviamo tutti; non enunciati programmaticamente, né descritti, ma trasposti, per così dire, \"in atto\", in atto letterario [...] Non ci sono accuse, non ci sono rivolte, se non quella potente e sotterranea contro l'Essere; non ci sono due campi a disputarsi il primato del bene e del male e non c'è neppure relativismo. C'è uno sguardo svelto e poetico che abbraccia tutto in una volta sola e una voce potente in cui derisione, disprezzo, pietà, disincanto e lirismo, mistica e rozzezza si adattano, più che alle situazioni descritte, agli stati d'animo evocati.\" (Guia Risari)

\"Quelli che potremmo definire i topoi della letteratura della Shoà e che oggi sono diventati topoi letterari tout court erano all'epoca in divenire. Nel romanzo di Rawicz li ritroviamo tutti; non enunciati programmaticamente, né descritti, ma trasposti, per così dire, \"in atto\", in atto letterario [...] Non ci sono accuse, non ci sono rivolte, se non quella potente e sotterranea contro l'Essere; non ci sono due campi a disputarsi il primato del bene e del male e non c'è neppure relativismo. C'è uno sguardo svelto e poetico che abbraccia tutto in una volta sola e una voce potente in cui derisione, disprezzo, pietà, disincanto e lirismo, mistica e rozzezza si adattano, più che alle situazioni descritte, agli stati d'animo evocati.\" (Guia Risari)

1941: sette uomini in fuga da un campo di prigionia in Siberia. La fame, il freddo, il dolore, la disperazione affrontati in nome di una sola cosa: la libertà.  Nel 1939 Slavomir Rawicz, tenente della cavalleria polacca, fu condannato come spia a 25 anni di lavori forzati in Siberia. Il viaggio da Mosca al campo di prigionia durò tre mesi, nel cuore dell'inverno. Moltissimi prigionieri morirono durante il tragitto; Rawicz sopravvisse e la primavera successiva cominciò a organizzare la propria fuga. Nel giugno del 1941, con altri sei compagni, attraversò la linea ferroviaria transiberiana e si incamminò verso sud. Dopo quasi un anno di marcia, più di 6500 chilometri a piedi, la traversata del Gobi, il gelo, la fame, le malattie, la disperazione, i sopravvissuti giunsero in Tibet, nel marzo del 1942. Lì furono salvati e curati dagli inglesi.

The Long Walk (Tra Noi E La Liberta') - Rawicz Slavomir - Tea

1941: sette uomini in fuga da un campo di prigionia in Siberia. La fame, il freddo, il dolore, la disperazione affrontati in nome di una sola cosa: la libertà.  Nel 1939 Slavomir Rawicz, tenente della cavalleria polacca, fu condannato come spia a 25 anni di lavori forzati in Siberia. Il viaggio da Mosca al campo di prigionia durò tre mesi, nel cuore dell'inverno. Moltissimi prigionieri morirono durante il tragitto; Rawicz sopravvisse e la primavera successiva cominciò a organizzare la propria fuga. Nel giugno del 1941, con altri sei compagni, attraversò la linea ferroviaria transiberiana e si incamminò verso sud. Dopo quasi un anno di marcia, più di 6500 chilometri a piedi, la traversata del Gobi, il gelo, la fame, le malattie, la disperazione, i sopravvissuti giunsero in Tibet, nel marzo del 1942. Lì furono salvati e curati dagli inglesi.

'I hope The Long Walk will remain as a memorial to all those who live and die for freedom, and for all those who for many reasons could not speak for themselves'\nSlavomir Rawicz\n\nSlavomir Rawicz was a young Polish cavalry officer. On 19 November 1939 he was arrested by the Russians and after brutal interrogation he was sentenced to twenty-five years in a gulag.\n\nAfter a three-month journey in the dead of winter to Siberia, life in a Soviet labour camp meant enduring hunger, extreme cold, untreated wounds and illnesses and facing the daily risk of arbitrary execution. Realising that to remain meant almost certain death, Rawicz, along with six companions, escaped. In June 1941, they crossed the trans-Siberian railway and headed south, climbing into Tibet and freedom in British India nine months later, in March 1942, having travelled over four thousand miles on foot through some of the harshest regions in the world, including the Gobi Desert, Tibet and the Himalayas.\n\nFirst published in 1956, this is one of the greatest true stories of escape, adventure and survival against all odds. \n\nIn 2010, a film, The Way Back, based on the book, directed by six-time Academy Award-nominee Peter Weir (Master and Commander, The Truman Show, and The Dead Poets Society) was released. It starred Colin Farrell, Jim Sturgess and Ed Harris.

'I hope The Long Walk will remain as a memorial to all those who live and die for freedom, and for all those who for many reasons could not speak for themselves'\nSlavomir Rawicz\n\nSlavomir Rawicz was a young Polish cavalry officer. On 19 November 1939 he was arrested by the Russians and after brutal interrogation he was sentenced to twenty-five years in a gulag.\n\nAfter a three-month journey in the dead of winter to Siberia, life in a Soviet labour camp meant enduring hunger, extreme cold, untreated wounds and illnesses and facing the daily risk of arbitrary execution. Realising that to remain meant almost certain death, Rawicz, along with six companions, escaped. In June 1941, they crossed the trans-Siberian railway and headed south, climbing into Tibet and freedom in British India nine months later, in March 1942, having travelled over four thousand miles on foot through some of the harshest regions in the world, including the Gobi Desert, Tibet and the Himalayas.\n\nFirst published in 1956, this is one of the greatest true stories of escape, adventure and survival against all odds. \n\nIn 2010, a film, The Way Back, based on the book, directed by six-time Academy Award-nominee Peter Weir (Master and Commander, The Truman Show, and The Dead Poets Society) was released. It starred Colin Farrell, Jim Sturgess and Ed Harris.

Scritto all'inizio degli anni Settanta, sulla scena dei movimenti americani per il Black Power, il libro di George Rawick ricostruisce la vita dello schiavo dal tramonto all'alba, descrivendo la sua quotidianità e i suoi percorsi biografici e analizzando la sofferenza e le pratiche che hanno formato la comunità africano-americana e contribuito alla sua liberazione. Il volume si basa su un vastissimo progetto di storia orale, con migliaia di interviste a ex schiavi prima e dopo la guerra civile americana. Rawick mostra come lo schiavo americano non sia stato una semplice vittima, ma protagonista di lotte e sovversione. Il libro ha imposto una svolta radicale nello studio della società americana e della schiavitù. La nuova edizione di un classico introvabile e tradotto in decine di lingue è arricchita da una prefazione di Bruno Cartosio, uno tra i principali storici e studiosi internazionali degli Stati Uniti.

Scritto all'inizio degli anni Settanta, sulla scena dei movimenti americani per il Black Power, il libro di George Rawick ricostruisce la vita dello schiavo dal tramonto all'alba, descrivendo la sua quotidianità e i suoi percorsi biografici e analizzando la sofferenza e le pratiche che hanno formato la comunità africano-americana e contribuito alla sua liberazione. Il volume si basa su un vastissimo progetto di storia orale, con migliaia di interviste a ex schiavi prima e dopo la guerra civile americana. Rawick mostra come lo schiavo americano non sia stato una semplice vittima, ma protagonista di lotte e sovversione. Il libro ha imposto una svolta radicale nello studio della società americana e della schiavitù. La nuova edizione di un classico introvabile e tradotto in decine di lingue è arricchita da una prefazione di Bruno Cartosio, uno tra i principali storici e studiosi internazionali degli Stati Uniti.

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«Mi chiamo Myriam, ho tredici anni. Sono cresciuta a Jabal Saydé, il quartiere di Aleppo dove sono nata. Un quartiere che non esiste più.»\r\n\r\n«La testimonianza di un'infanzia perduta» – Le Figaro\r\n\r\n«Come vivono le privazioni, i bombardamenti, la morte quelli che hanno tra gli otto e i dodici anni? Questo racconta Myriam, semplicemente e a portata di bambino» – L'OBS\r\n\r\nMyriam vive ad Aleppo, in Siria, e il suo è un diario di guerra. Il diario di una bambina, scritto tra il giugno 2011 e il marzo 2017. A dispetto di quello che potremmo immaginare, la sua vita non cambia all'improvviso, ma in modo graduale: i genitori sono sempre più preoccupati, giocare per strada diventa sempre più pericoloso, sempre più spesso mancano l'acqua o l'elettricità, poi mancano entrambe. Con il passare dei mesi gli spari e i boati si fanno via via più vicini. Pino a quando un missile sfiora la loro casa e la famiglia è costretta a scappare e nascondersi: gli \"uomini in nero\" stanno arrivando. Testimonianza unica di un'infanzia spezzata, questo libro è la descrizione in prima persona di cosa significa crescere in una zona di conflitto, condizione che colpisce 1 bambino su 6 al mondo. Grazie alla voce di Myriam e al suo sguardo innocente, il difficile tema della guerra ci tocca da vicino, in modo che tutti possano essere testimoni coinvolti e consapevoli di ciò che succede \"altrove\", un altrove popolato da persone come noi, adulti e bambini. Un libro per imparare a rifiutare la violenza e restare umani.

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