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Il Sancerre Blanc “Origine” del Domaine Roblin è un bianco fresco, dal profilo nitido e minerale, che esprime in modo essenziale e diretto le migliori qualità del Sauvignon Blanc di Sancerre. E’ l’etichetta perfetta per cominciare a comprendere questo terroir e per cogliere le tipicità minerali che i suoli del Kimméridgien donano al vino. Elegante e raffinato, si apre con aromi di scorza d’agrume, delicate note vegetali e di frutta bianca. Il sorso è caratterizzato da una viva freschezza e accompagna verso un finale sapido e minerale. Semplice e verticale, è un Sancerre perfetto da degustare al momento dell’aperitivo, con frutti di mare o con un Crottin de Chavignol. Vi sorprenderà piacevolmente in abbinamento ai piatti della cucina asiatica. Il Sauvignon Blanc “Origine” è prodotto dal piccolo Domaine familiare Roblin, che da quattro generazioni gestisce una tenuta di 19 ettari suddivisi in una quarantina di piccole parcelle, dislocate sui ripidi pendii che si trovano nelle vicinanze dei paesi di Maimbray e Sury-en-Vaux, a 6 chilometri a nord-ovest di Sancerre. La parte superficiale dei terreni è calcareo-argillosa, mentre il sottosuolo è costituito da calcare puro.  Sono i pregiati suoli di Sancerre, tipici del Kimméridgien e del Portlandien, che risalgono al Giurassico Superiore e donano ai vini un profilo di raffinata eleganza, con venature sapide e minerali. Le vigne hanno un’età media di 25 anni e sono allevate a Guyot su suoli ricchi di fossili marini del Kimméridgien e in parte su terreni calcareo-argillosi del Portlandien. Dopo la vendemmia, le uve sono selezionate manualmente prima di procedere a una pressatura soffice. Il mosto fiore viene fatto fermentare in vasche d’acciaio inox con temperatura controllata di 15/20 °C per circa tre settimane. Il vino matura sui lieviti per circa 5/6 mesi in vasche d’acciaio, prima d’essere imbottigliato con una leggera chiarifica e filtrazione. Il bianco “Origine” del Domaine Roblin è un Sancerre di grande piacevolezza di beva. Fresco, diretto, tipica espressione dei vini di questa piccola zona della Loira. Pur conservando molte caratteristiche varietali del Sauvignon Blanc, già mette in luce le sfumature minerali che costituiscono il tratto distintivo e la cifra stilistica dei bianchi di Sancerre. Il colore è giallo paglierino chiaro con brillanti sfumature verdoline. Al naso si apre sulle classiche note erbacee del Sauvignon, accompagnate da aromi agrumati e delicatamente fruttati. Al palato è dritto ed essenziale, con una vitale freschezza e una chiusura gradevolmente sapida.

Il Sancerre Rosé “Origine” Matthias et Emile Roblin è un rosato di grande finezza ed eleganza espressiva, realizzato nella Valle della Loira con uve Pinot Noir in purezza. Il rosso di Borgogna si è ben acclimatato nella zona a nord di Sancerre e produce vini molto interessanti. La vinificazione in rosato, esclusivamente in acciaio, permette di portare in primo piano i raffinati aromi floreali e fruttati del Pinot Noir. È un rosato dal bouquet sottile e fragrante, giocato sulle note di piccoli frutti a bacca rossa, con un sorso fresco e scorrevole. “Origine” è un Sancerre Rosé che nasce in un Domaine familiare che da generazioni si dedica alla viticoltura nel magnifico e rinomato territorio di Sancerre.  Nel 2000 Matthias et Emile hanno preso in mano il timone dell’azienda unendosi al Domaine Roblin. Hanno creato una realtà produttiva di una ventina di ettari a nord di Sancerre, nelle zona di Maimbray e Sury-en-Vaux. Le vigne sono divise in una quarantina di parcelle con caratteristiche pedoclimatiche differenti, che permettono di avere un piccolo mosaico di uve per realizzare le cuvée. In campagna sono stati eliminati pesticidi e insetticidi chimici, nel pieno rispetto dell’ambiente. A un’attenta gestione della vigna, segue un accurato lavoro in cantina, per cercare di preservare le qualità varietali delle uve e proporre vini dal gusto autentico, che possano esprimere il carattere minerale di un terroir che poggia su un substrato calcareo Kimmeridgiano, ricco di fossili marini. Il Rosé “Origine” di Matthias et Emile Roblin è un Sancerre che sorprende per la sua straordinaria piacevolezza di beva. Viene prodotto con le uve di vigneti che hanno circa 15 anni d’età e sono coltivati su terreni caratterizzati da suoli di composizione argillo-calcarea con presenza di limo, molto adatti alle uve a bacca rossa. Al termine della pressatura soffice, con un breve contatto con le bucce, il mosto viene vinificato in bianco in serbatoi d’acciaio con controllo delle temperature. Prima dell’imbottigliamento, il vino matura per 3 o 4 mesi in acciaio sulle fecce fini. Nel calice si presenta di un rosa molto tenue e luminoso. Il bouquet esprime delicati aromi floreali, aromi di lampone, ribes e piccoli frutti a bacca rossa, sfumature di erbe selvatiche e cenni vegetali. Al palato è sottile e dinamico, con un sorso di grande eleganza e un finale molto fresco, che chiude su sensazioni sapide e minerali. È un vino ideale da degustare come aperitivo o per accompagnare pietanze dal gusto delicato.

Una delle annate di punta della tenuta, con il Riesling al suo meglio: puro, equilibrato e profondo. Questo vino preciso e minerale è un must per tutti gli amanti dei vini alsaziani. La sua personalità elegante e raffinata lo rende un vino bianco eccezionale per accompagnare tutti i vostri piatti più raffinati (caviale, pesci nobili, carni bianche eccezionali, ecc.): una vera meraviglia che i buongustai faranno incetta!

\"Pierre Froment, giovane abate vissuto nei quartieri più degradati di Parigi, scrive un libro ispirato a ideali di giustizia sociale e carità cristiana, \"Roma novella\", subito messo all'Indice dalla Chiesa. Giunto a Roma per difendere la propria opera e ottenere udienza da papa Leone XIII, si renderà conto che il suo lavoro non potrà mai ottenere l'approvazione di quel Cattolicesimo attento a difendere il proprio potere temporale. Alle vicende dell'abate Froment, ospite nel Palazzo Boccanera in via Giulia, si intreccia la tragica storia d'amore dei cugini Dario e Benedetta, alla ricerca di un'impossibile felicità. L'incredibile, dimenticato capolavoro del maestro del naturalismo.\" (Prefazione di Emanuele Trevi)

'She was the golden beast, an unconscious force, the very scent of her could bring the world to ruin.'\n\nNana, daughter of a drunk and a laundress, is the Helen of Troy of Paris. A sexually magnetic high-class prostitute and actress, she becomes a celebrity, rapidly conquering society, ruining all men who fall under her spell-especially Count Muffat, Chamberlain to the Empress. Nana herself meets a terrible fate, consumed by her own dissipation and extravagance, just as the disastrous war with Prussia is declared.\n\nNana is the ninth instalment in the twenty volume Rougon-Macquart series. The novel opens in 1867, the year of the World Fair, when Paris, thronged by a cosmopolitan élite, was la Ville Lumière, the glittering setting-and object-of Zola's scathing denunciation of society's hypocrisy and moral corruption. Nana comes to symbolize the Second Empire regime itself in all its excesses; but in the final chapters, the narrator seems to suggest that the coming disaster is not so much a result of the corruption of the Empire, as of rampant female sexuality.

'She was the golden beast, an unconscious force, the very scent of her could bring the world to ruin.'\n\nNana, daughter of a drunk and a laundress, is the Helen of Troy of Paris. A sexually magnetic high-class prostitute and actress, she becomes a celebrity, rapidly conquering society, ruining all men who fall under her spell-especially Count Muffat, Chamberlain to the Empress. Nana herself meets a terrible fate, consumed by her own dissipation and extravagance, just as the disastrous war with Prussia is declared.\n\nNana is the ninth instalment in the twenty volume Rougon-Macquart series. The novel opens in 1867, the year of the World Fair, when Paris, thronged by a cosmopolitan élite, was la Ville Lumière, the glittering setting-and object-of Zola's scathing denunciation of society's hypocrisy and moral corruption. Nana comes to symbolize the Second Empire regime itself in all its excesses; but in the final chapters, the narrator seems to suggest that the coming disaster is not so much a result of the corruption of the Empire, as of rampant female sexuality.

\"Nanà\" ha per protagonista una prostituta e per tema uno dei nuclei attorno a cui ruota l'intero progetto zoliano: la carne, ovvero la pulsione e la ricerca ossessiva del piacere. L'affresco orchestrato da Zola si basa, come sempre nello scrittore francese, su un lungo lavoro preparatorio fatto di interviste a prostitute vere e racconti di amici ben introdotti nell'ambiente galante. Pubblicato nel 1880, il romanzo riesce a descrivere dall'interno la vita del Secondo impero e il suo sistema dei valori. Nanà esibisce fin da subito una sorta di irrefrenabile propensione al vizio, che la porterà via via a rimorchiare sconosciuti, di ambo i sessi, nei ristoranti e per strada, anche una volta raggiunta la consacrazione nell'empireo delle mantenute di lusso. Ha più volte la possibilità di sposarsi e quindi di sistemarsi, ma sempre prende a calci le opportunità di redenzione sociale che le vengono offerte. Perché lei ama il vortice della vita e sente nascostamente l'impulso di dover trascinare con sé alla rovina quante più persone riesca della società decadente nella quale vive. Fra i grandi romanzi di Zola, \"Nanà\" è forse il più insinuante e indiscreto, sicuramente uno dei più noti e amati. Finalmente in nuova traduzione.

\"Pierre Froment, giovane abate vissuto nei quartieri più degradati di Parigi, scrive un libro ispirato a ideali di giustizia sociale e carità cristiana, \"Roma novella\", subito messo all'Indice dalla Chiesa. Giunto a Roma per difendere la propria opera e ottenere udienza da papa Leone XIII, si renderà conto che il suo lavoro non potrà mai ottenere l'approvazione di quel Cattolicesimo attento a difendere il proprio potere temporale. Alle vicende dell'abate Froment, ospite nel Palazzo Boccanera in via Giulia, si intreccia la tragica storia d'amore dei cugini Dario e Benedetta, alla ricerca di un'impossibile felicità. L'incredibile, dimenticato capolavoro del maestro del naturalismo.\" (Prefazione di Emanuele Trevi)

Born to drunken parents in the slums of Paris, Nana lives in squalor until she is discovered at the Théâtre des Variétés. She soon rises from the streets to set the city alight as the most famous high-class prostitute of her day. Rich men, Comtes and Marquises fall at her feet, great ladies try to emulate her appearance, lovers even kill themselves for her. Nana's hedonistic appetite for luxury and decadent pleasures knows no bounds - until, eventually, it consumes her. Nana provoked outrage on its publication in 1880, with its heroine damned as 'the most crude and bestial sort of whore', yes the language of the novel makes Nana almost a mythical figure: a destructive force preying on a corrupt society.

\"Nanà\" ha per protagonista una prostituta e per tema uno dei nuclei attorno a cui ruota l'intero progetto zoliano: la carne, ovvero la pulsione e la ricerca ossessiva del piacere. L'affresco orchestrato da Zola si basa, come sempre nello scrittore francese, su un lungo lavoro preparatorio fatto di interviste a prostitute vere e racconti di amici ben introdotti nell'ambiente galante. Pubblicato nel 1880, il romanzo riesce a descrivere dall'interno la vita del Secondo impero e il suo sistema dei valori. Nanà esibisce fin da subito una sorta di irrefrenabile propensione al vizio, che la porterà via via a rimorchiare sconosciuti, di ambo i sessi, nei ristoranti e per strada, anche una volta raggiunta la consacrazione nell'empireo delle mantenute di lusso. Ha più volte la possibilità di sposarsi e quindi di sistemarsi, ma sempre prende a calci le opportunità di redenzione sociale che le vengono offerte. Perché lei ama il vortice della vita e sente nascostamente l'impulso di dover trascinare con sé alla rovina quante più persone riesca della società decadente nella quale vive. Fra i grandi romanzi di Zola, \"Nanà\" è forse il più insinuante e indiscreto, sicuramente uno dei più noti e amati. Finalmente in nuova traduzione.

Nata nei sobborghi parigini, Anna Coupeau, con il vezzeggiativo di Nanà, diventa la ragazza di tutti, l'idolo delle folle, un'affascinante attrice di varietà sfruttata da avidi impresari, una “divoratrice di uomini” che dà piacere, ma toglie la pace e porta alla rovina, nella sua fatale e tragica ascesa sociale, tutti i suoi nobili e ricchi amanti. Cortigiana persa nel vortice della passione, Nanà è a un tempo corruttrice e vittima, una “mosca dorata” che vola nello sfacelo senza più salvezza e nel falso splendore del Secondo Impero di Napoleone III.

Nono dei venti romanzi del ciclo de \"I Rougon-Macquart\", l'opera pone al centro della scena Anna, detta Nanà, un'attrice di varietà. La sua dote non è la voce, che è roca e poco intonata, ma la sua predisposizione a mostrare le procaci nudità. Donna di tutti, non si innamora mai e non riesce nemmeno a contrastare il suo demone, che le impone di umiliare i suoi amanti distruggendoli intimamente. Andrà incontro al suo destino mentre per le strade parigine si odono le acclamazioni per la dichiarazione di guerra alla Prussia (1870). Introduzione di Ottavio Cecchi.

Born to drunken parents in the slums of Paris, Nana lives in squalor until she is discovered at the Théâtre des Variétés. She soon rises from the streets to set the city alight as the most famous high-class prostitute of her day. Rich men, Comtes and Marquises fall at her feet, great ladies try to emulate her appearance, lovers even kill themselves for her. Nana's hedonistic appetite for luxury and decadent pleasures knows no bounds - until, eventually, it consumes her. Nana provoked outrage on its publication in 1880, with its heroine damned as 'the most crude and bestial sort of whore', yes the language of the novel makes Nana almost a mythical figure: a destructive force preying on a corrupt society.

Nono dei venti romanzi del ciclo de \"I Rougon-Macquart\", l'opera pone al centro della scena Anna, detta Nanà, un'attrice di varietà. La sua dote non è la voce, che è roca e poco intonata, ma la sua predisposizione a mostrare le procaci nudità. Donna di tutti, non si innamora mai e non riesce nemmeno a contrastare il suo demone, che le impone di umiliare i suoi amanti distruggendoli intimamente. Andrà incontro al suo destino mentre per le strade parigine si odono le acclamazioni per la dichiarazione di guerra alla Prussia (1870). Introduzione di Ottavio Cecchi.

Nata nei sobborghi parigini, Anna Coupeau, con il vezzeggiativo di Nanà, diventa la ragazza di tutti, l'idolo delle folle, un'affascinante attrice di varietà sfruttata da avidi impresari, una “divoratrice di uomini” che dà piacere, ma toglie la pace e porta alla rovina, nella sua fatale e tragica ascesa sociale, tutti i suoi nobili e ricchi amanti. Cortigiana persa nel vortice della passione, Nanà è a un tempo corruttrice e vittima, una “mosca dorata” che vola nello sfacelo senza più salvezza e nel falso splendore del Secondo Impero di Napoleone III.

Is it wrong to love whatever is beautiful and rich? I love it precisely because it is beautiful, because it is rich - because, I think, it brings joy to my heart. . .\n\nOn Christmas day, in the flurry of a snow storm, the Huberts discover a ragged nine year old girl sheltering under the neighbouring cathedral porch. Childless and pious, the couple take in and raise Angelique as their own. The girl is intensely passionate, and given to rage and disobedience as well as love and religious fervour. Inspired by The Golden Legend, Angelique creates a dream world all of her own, peopled with spirits. As part of her dream vision, she becomes convinced she will marry a rich and handsome young prince. Her wish seemingly comes true when she falls in love with a lord's son...\n\nThe sixteenth novel in the Rougon-Macquart series, The Dream marks a departure by Zola from the conventions of realism. Here, Zola explores the persistence of mysticism, but also blends elements of fairy tale with the naturalist techniques for which he had become known. This edition contains a wide-ranging introduction placing Zola's changing concerns in the context of his wider work, and illuminates key themes in the novel, such as architecture, heraldry, and the lives of the saints.