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Il koala è pigro, dorme quasi sempre e abbandona raramente il proprio albero. Preda facile e inerme, è tutt’ora a rischio di estinzione. «Koala» è il soprannome di un uomo schivo e indolente, che un giorno sceglie di togliersi la vita. Il fratello minore è Lukas Bärfuss, che comincia a interrogarsi, contatta gli amici, interpella casi clinici e antiche saggezze. Il racconto cede al fascino di quel soprannome e approda nel cuore oscuro della colonizzazione dell’Australia. Romanzo autobiografico atipico e coinvolgente, che con un abile gioco di prestigio si tramuta da indagine intima in resoconto d’avventura, «Koala» è una potente riflessione sul rapporto fra essere umano e mondo animale, una difesa delle ragioni della libertà di rinunciare.

Lukas Bärfuss ha scritto un romanzo forsennato\r\n«In un mondo tecnologico che si sente prossimo alla fine, un uomo comincia a dare segni di cedimento mentale... In altri tempi sarebbe stato l'inizio della sinossi di un romanzo distopico. Oggi lo pensiamo subito come un romanzo realistico, e nel caso di Hagard, del drammaturgo svizzero di lingua tedesca Lukas Bärfuss, è proprio così» - Vanni Santoni, la Lettura\r\n\r\nUn paio di scarpe da donna intraviste nella folla in un pomeriggio di marzo. Tanto basta a Philip, agente immobiliare sulla quarantina, per dare avvio a un assurdo inseguimento al ritmo dei passi di una sconosciuta. Un atto trasgressivo e proibito, iniziato quasi per gioco, che diviene presto un'ossessione. Così, di colpo, Philip abdica alla propria vita, abbandona gli impegni, i doveri, ogni ruolo sociale, e si smarrisce, non senza ebbrezza, in un'esistenza interamente consegnata all'istante. Trentasei ore nella vita di un uomo, scandite un gesto alla volta da un narratore che tenta di decrittare le ragioni di un comportamento apparentemente inspiegabile. Ne nasce un'indagine serrata, tra immedesimazione ed enigma, con il respiro di una requisitoria sullo sguardo maschile, sulla dipendenza dalla tecnologia e sulle ambiguità della passione. Nel gergo della caccia il termine «hagard» designa quei falchi catturati in età adulta che non si lasciano mai davvero addomesticare. Sotto il segno di questa parola selvaggia, Lukas Bärfuss ha scritto un romanzo forsennato, che in un vorticare di ipotesi e immagini si inabissa nei fondali oscuri della coscienza contemporanea.

Camminiamo sull'orlo di una nuova era, dove la ragione umana sfida il senso della fine, rischiando però di mettere fine al senso... e lo fa nelle superbe vesti di una scienza che vuole espandere i limiti del tempo, promettendo addirittura di sconfiggere la morte. In palio c'è il significato dell'esistenza, garantito sinora dal carattere nobile della sofferenza e dalla consapevolezza della fine: lasciarsi sopraffare da una felicità artificiale come risultato di un'applicazione sconsiderata della scienza alla natura umana, oppure restare fedeli a quest'ultima nella nostra fugace imperfezione, accettando l'inevitabile destino, che poi è il prezzo da pagare per essere in questo mondo? La scelta è nostra: a volte, non essere felici significa essere liberi.

Lukas Bärfuss ha scritto un romanzo forsennato\r\n«In un mondo tecnologico che si sente prossimo alla fine, un uomo comincia a dare segni di cedimento mentale... In altri tempi sarebbe stato l'inizio della sinossi di un romanzo distopico. Oggi lo pensiamo subito come un romanzo realistico, e nel caso di Hagard, del drammaturgo svizzero di lingua tedesca Lukas Bärfuss, è proprio così» - Vanni Santoni, la Lettura\r\n\r\nUn paio di scarpe da donna intraviste nella folla in un pomeriggio di marzo. Tanto basta a Philip, agente immobiliare sulla quarantina, per dare avvio a un assurdo inseguimento al ritmo dei passi di una sconosciuta. Un atto trasgressivo e proibito, iniziato quasi per gioco, che diviene presto un'ossessione. Così, di colpo, Philip abdica alla propria vita, abbandona gli impegni, i doveri, ogni ruolo sociale, e si smarrisce, non senza ebbrezza, in un'esistenza interamente consegnata all'istante. Trentasei ore nella vita di un uomo, scandite un gesto alla volta da un narratore che tenta di decrittare le ragioni di un comportamento apparentemente inspiegabile. Ne nasce un'indagine serrata, tra immedesimazione ed enigma, con il respiro di una requisitoria sullo sguardo maschile, sulla dipendenza dalla tecnologia e sulle ambiguità della passione. Nel gergo della caccia il termine «hagard» designa quei falchi catturati in età adulta che non si lasciano mai davvero addomesticare. Sotto il segno di questa parola selvaggia, Lukas Bärfuss ha scritto un romanzo forsennato, che in un vorticare di ipotesi e immagini si inabissa nei fondali oscuri della coscienza contemporanea.

Camminiamo sull'orlo di una nuova era, dove la ragione umana sfida il senso della fine, rischiando però di mettere fine al senso... e lo fa nelle superbe vesti di una scienza che vuole espandere i limiti del tempo, promettendo addirittura di sconfiggere la morte. In palio c'è il significato dell'esistenza, garantito sinora dal carattere nobile della sofferenza e dalla consapevolezza della fine: lasciarsi sopraffare da una felicità artificiale come risultato di un'applicazione sconsiderata della scienza alla natura umana, oppure restare fedeli a quest'ultima nella nostra fugace imperfezione, accettando l'inevitabile destino, che poi è il prezzo da pagare per essere in questo mondo? La scelta è nostra: a volte, non essere felici significa essere liberi.

I saggi qui raccolti comprendono cinquant'anni di attività di György Lukács, dal 1910 al 1960. Lo sviluppo che si riflette, però, non riguarda soltanto l'autore - anche se qui abbiamo a che fare prima di tutto con l'esposizione diretta del suo pensiero -, ma anche l'ambiente in cui esso si è prodotto. Da \"L'anima e le forme\" a \"Il marxismo e la critica letteraria\", dai \"Contributi alla storia dell'estetica\" ai \"Prolegomeni a un'estetica marxista\", nei suoi primi saggi si ponevano, in un certo senso, gli stessi problemi delle opere mature. Si giustifica così che siano qui riuniti insieme. E non è forse un caso che il loro destino sia stato il medesimo nonostante le grandi crisi e svolte interne: se i primi scritti furono scomodi tanto per la storiografia letteraria ufficiale quanto per \"Nyugat\", reazioni analoghe hanno suscitato le acquisizioni più mature in molti critici: in Lászlo Rudas, da una parte, e in Garaudy, dall'altra. In tal senso, a dispetto di tutti i mutamenti e di tutte le svolte, questo sviluppo presenta una linea unitaria, una sua continuità.

Questa è la storia del contadino Tanner e di sua moglie, che finiscono letteralmente sul ciglio del loro mondo. La fattoria con le sue poche mucche rende quanto basta per vivere. Ma a un certo punto, in maniera del tutto inspiegabile, si aprono nella terra due gigantesche e profondissime voragini. Un presagio, una punizione, una casualità? Da principio Tanner non intende accettare alcun aiuto, vuole fare la cosa giusta e fa di conseguenza quella sbagliata. Tanto da essere costretto ad assistere al progressivo disgregarsi della sua vita semplice, tranquilla. Con una lingua precisa e poetica Lukas Maisel racconta della natura, di una comunità rurale e di come l’inconcepibile possa fare irruzione nella realtà – e rimanervi.

I saggi qui raccolti comprendono cinquant'anni di attività di György Lukács, dal 1910 al 1960. Lo sviluppo che si riflette, però, non riguarda soltanto l'autore - anche se qui abbiamo a che fare prima di tutto con l'esposizione diretta del suo pensiero -, ma anche l'ambiente in cui esso si è prodotto. Da \"L'anima e le forme\" a \"Il marxismo e la critica letteraria\", dai \"Contributi alla storia dell'estetica\" ai \"Prolegomeni a un'estetica marxista\", nei suoi primi saggi si ponevano, in un certo senso, gli stessi problemi delle opere mature. Si giustifica così che siano qui riuniti insieme. E non è forse un caso che il loro destino sia stato il medesimo nonostante le grandi crisi e svolte interne: se i primi scritti furono scomodi tanto per la storiografia letteraria ufficiale quanto per \"Nyugat\", reazioni analoghe hanno suscitato le acquisizioni più mature in molti critici: in Lászlo Rudas, da una parte, e in Garaudy, dall'altra. In tal senso, a dispetto di tutti i mutamenti e di tutte le svolte, questo sviluppo presenta una linea unitaria, una sua continuità.

Descrizione Esecuzione: Le mole abrasive LUKAS con gambo (certificate OSA e collaudate a norma DIN EN 12 413), per durezza, legante, tipi e grandezze di grana, si adattano in modo ottimale ai casi di utilizzo indicati e a una gamma di utilizzo anche più ampia. La rotazione coassiale precisa consente di lavorare senza vibrazioni, senza fatica e senza danneggiare macchina e pezzo. Le mole abrasive LUKAS con gambo sono concepite per lavorazioni in piano e dei bordi e si contraddistinguono grazie alla massima capacità di asportazione unitamente all'elevata durata e a una qualità superficiale uniforme del pezzo. Mole abrasive con gambo SiC in ceramica legata, grana 80 (fine), con elevato effetto autoaffilante e struttura a pori aperti per una migliore evacuazione dei trucioli. ⌀ Gambo 6 mm, lunghezza gambo 40 mm. Uso: Per la lavorazione di leghe di alluminio e materiali morbidi (metalli non ferrosi). Velocità di taglio consigliata 25 − 40 m/s. Dati tecnici Sigla materiale abrasivo SiC Attributo del nome del prodotto SiC Tipo di prodotto Mola abrasiva ⌀ Testa, mm 10 Lunghezza della testina, mm 20 Grado di finezza fine ⌀ Gambo, mm 6 Lunghezza codolo, mm 40

Following on from the first three books in the Unseen series about New York, London and Berlin, Tokyo Unseen is another authentic approach to one of the largest and most fascinating cities of our civilisation. The impressive coffee table book presents the city of contrasts in a fascinating honesty that only an inhabitant of this city of millions can portray in such a direct way. In unique photographs, Polish photo artist Lukasz Palka, who has lived and worked in Tokyo since 2008, succeeded in explaining his home city to strangers in pictures.\n\n\nThe street life photographer describes his own work as a by-product of his countless walks through the city, where he constantly encounters exciting scenes and people. The magic behind his pictures lies in the chance product, because the artist never searches for his motifs, they simply come across him.\n\n\nIn doing so, he manages to convey the fascinating contrast of the Japanese capital in an almost perfect way. For in hardly any other city do the future and the past exist so close together. Thus, the coffee-table book presents wonderful pictures of people going about their daily lives, of skyscrapers and temples and the unique culture of life that arises when 14 million people meet in a very small space.\n\n\nText in English and German.

Questa è la storia del contadino Tanner e di sua moglie, che finiscono letteralmente sul ciglio del loro mondo. La fattoria con le sue poche mucche rende quanto basta per vivere. Ma a un certo punto, in maniera del tutto inspiegabile, si aprono nella terra due gigantesche e profondissime voragini. Un presagio, una punizione, una casualità? Da principio Tanner non intende accettare alcun aiuto, vuole fare la cosa giusta e fa di conseguenza quella sbagliata. Tanto da essere costretto ad assistere al progressivo disgregarsi della sua vita semplice, tranquilla. Con una lingua precisa e poetica Lukas Maisel racconta della natura, di una comunità rurale e di come l’inconcepibile possa fare irruzione nella realtà – e rimanervi.